"Non si ammazza abbastanza!", ammonisce nel 1942 il generale Mario Robotti, comandante dell'XI Corpo d'Armata italiano in Slovenia e Croazia. Nello scenario drammatico e complesso dei Balcani, infatti, l'Italia fascista reagisce alla resistenza jugoslava, albanese e greca con brutale durezza: rastrellamenti, villaggi incendiati, esecuzioni sommarie, internamento di migliaia di civili. In questo saggio Gianni Oliva prosegue la sua rivisitazione delle pagine dimenticate della storia nazionale affrontando il tema, ancora oggi poco noto, dei 1857 ufficiali e soldati di cui fu chiesta l'estradizione per crimini di guerra. Dall'analisi di queste vicende emergono le strategie di controguerriglia, le atrocitą inferte e quelle patite, ma, soprattutto, affiorano le ragioni che hanno determinato sessant'anni di oblio creando lo stereotipo degli "italiani brava gente".
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Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani 1940-1943
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