La sconvolgente descrizione della vita nei campi di concentramento sovietici attraverso un fitto intreccio di esperienze dirette, memorie e ricostruzioni, basato sulle testimonianze di ex abitanti delle "isole" del Gulag. Un implacabile atto d'accusa contro la teorizzazione e la pratica del terrorismo di massa nell'URSS.
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Geli, stenti, torture: il Gulag nel monastero
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A volte piccoli editori di nicchia riescono a scovare e pubblicare autori sconosciuti che poi, divenuti famosi, verranno contesi dalle maggiori sigle editoriali, altre volte si dedicano con passione ad argomenti poco graditi o ritenuti ormai superati oppure non spendibili nel mercato editoriale. Oggi, a distanza di quasi venticinque anni dalla caduta del regime sovietico, sembra stonato dedicare un volume ai gulag: Solzenicyn e il suo Arcipelago Gulag appartengono ormai alla grande letteratura e un po’ meno alla storia delle grandi tragedie del XX secolo. Eppure una riflessione umana e spirituale su quel mondo concentrazionario che a stento avremmo creduto possibile è tuttora necessaria non solo affinché certi crimini non si producano più, ma anche per sondare la grandezza e la miseria dell’essere umano e degli strumenti che si dà per gestire la convivenza e i conflitti.
Emilio Fiorenzo Reali, frate francescano che ha vissuto in Russia per 18 anni, ha scelto un luogo emblematico per farci riascoltare la voce di condannati senza voce, in massima parte cristiani: le Isole Solovki, antico monastero, trasformato in campo di prigionia e di morte e ora tornato alla sua primitiva destinazione religiosa, recando però indelebili le cicatrici del male assoluto che vi è stato perpetrato. È il luogo dove sono state inghiottite nel gelo, negli stenti e nelle torture migliaia di uomini e donne di ogni condizione, ed è anche l’ultima dimora certa di figure di altissimo livello spirituale, intellettuale e morale come Pavel Florenskij.
Il volume (La lunga ombra del gulag, Arca Edizioni, pp. 384, € 20) si divide in tre parti: un’introduzione sull’universo carcerario del gulag sovietico, sulla sua storia ed evoluzione, su numeri e tipologia della sua «popolazione», sulla resistenza ad esso e sul suo impatto nell’opinione pubblica. La seconda parte si occupa più specificatamente delle Isole Solovki nella loro emblematicità: un luogo pensato e costruito all’origine come destinato alla «vita angelica» - così viene a volte designata la vita monastica – che viene trasformato in luogo infernale.
Così i dati e le vicende storiche introducono alla parte più coinvolgente – e giustamente più ampia – dell’opera: le testimonianze. Memorie, lettere, biglietti, appelli dei condannati; registri, annotazioni, certificati dei carcerieri o delle autorità. Sono letteralmente «brandelli» di esistenze che non cessano di urlare e di interpellarci. «Ci hanno spento il grido in gola con un colpo di pistola alla nuca. Ti prego, racconta di noi. Se tacerai, tu ci uccidi una seconda volta». Fiorenzo Reati cerca di non tacere, di far gridare le pietre e i ghiacci, le mura e il mare di quelle Isole che non sono sperdute ma in cui è andata perduta l’umanità dei carnefici ed è stata umiliata quella delle vittime. È una testimonianza forte di fede cristiana, quella che emerge da queste pagine, ma proprio per questo e ancora più in profondità, è una testimonianza della vita umana che non si rassegna alla potenza brutale della morte.
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