HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich - Brossura

9788806220242: HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich

Al momento non sono disponibili copie per questo codice ISBN.

Sinossi

La storia che viene qui raccontata è una storia nota. Apparentemente nota: l'attentato a Heydrich del 27 maggio 1942. In realtà, la sensazione è quella di leggerla per la prima volta, in tutta la sua trascinante forza narrativa e nella sua drammatica verità documentaria. Il primo protagonista della storia è Reynard Heydrich, il braccio destro di Himmler, l'ideatore, nel gennaio del 1942 della Soluzione finale, lo sterminio sistematico degli ebrei. Heydrich è gerarca più spietato del Terzo Reich, il macellaio di Praga, la bestia bionda. L'uomo dall'infanzia problematica, segnata da due traumi: da una parte la voce stridula e l'aspetto effeminato che gli valsero l'appellativo di capra, e dall'altra il mistero di una presenza ebraica all'interno della sua famiglia. Ben presto il giovane Heydrich comincia a trasformarsi nell'incarnazione del ariano, ammirato da Hitler per la ferocia e per l'efficacia delle sue azioni. In rapida ascesa politica Heydrich arriva al vertice del Protettorato di Boemia e Moravia, dove si dedica allo sterminio degli ebrei e di tutti gli oppositori al regime. Ma da Londra, città in cui il governo ceco è stato esiliato, parte contro di lui l'offensiva della Resistenza che culminerà nell'Operazione Antropoide. I protagonisti indiscussi diventano allora due: i paracadutisti Jozef Gabcik e Jan Kubis, uno slovacco e l'altro ceco, ai quali viene affidato l'incarico dell'esecuzione.

Le informazioni nella sezione "Riassunto" possono far riferimento a edizioni diverse di questo titolo.

Recensione

Dopo Littel e Haenel, anche lo scrittore francese si cala nel buco nero del nazismo e della Shoah

Giovanni Bogliolo, Tuttolibri - La Stampa

Dopo Jonathan Littel (Le benevole) e Yannick Haenel (Il testimone inascoltato), anche Laurent Binet si lascia attrarre da quel buco nero che, col nazismo e la Shoah, la generazione dei loro nonni ha creato nella storia del mondo. Ma, diversamente dai suoi predecessori, senza subirne la fascinazione e senza farvi affiorare ombre e ambiguità. In HHhH - questo è il curioso titolo del romanzo di Binet, acronimo di una frase tedesca che significa «Il cervello di Himmler si chiama Heydrich» - male e bene sono nettamente separati.
Da una parte, quella soccombente, il bene, rappresentato dalla folla sterminata delle vittime, ebree e non, della ferocia nazista e in particolare incarnato nel ceco Jan Kubis e nello slovacco Jozef Gabcik, gli autori dell’attentato a Heydrich che lo scrittore considera «uno dei più grandi atti di resistenza della storia umana». Dall'altra il male imperante, che ha, sì, i suoi inarrivabili campioni negli alti gerarchi nazisti e soprattutto nel misconosciuto braccio destro di Himmler, la «bestia bionda» Reynard Heydrich, ma comprende anche i fiancheggiatori, i collaborazionisti imbelli come monsignor Tiso e il presidente ceco Hacha, i testimoni ottusi o pavidi come Chamberlain e Daladier e perfino «quella famiglia di scrittori-diplomatici» come Claudel, Giraudoux e soprattutto Saint-John Perse, per i quali Binet confessa di provare un’«istintiva ripugnanza». C’è dunque quanto basta per creare una forte drammatizzazione e suscitare nel lettore tutta la gamma di emozioni che vanno dal terrore, o meglio dall’orrore, alla pietà.
Ma Binet ha un altro assillo. Teme che le trappole della narrazione affossino la verità della storia su cui si è documentato con maniacale passione, che i dettagli anche marginali che l'atto del raccontare rende indispensabili - un gesto, un'espressione del viso, uno scambio di battute verosimile ma non documentato - inquinino la realtà dei fatti con tutti gli orpelli di quell’invenzione romanzesca che egli considera, senza mezzi termini, «puerile e ridicola». Così, impastoiato nella fondamentale ambiguità del romanzo storico e incapace di trovare una giustificabile fusione tra il contenuto dei fatti reali e una forma narrativa che li vivifichi, nella ricostruzione della personalità e delle gesta del perfido gerarca e di quelle dei due eroi che ne hanno liberato il mondo introduce un altro, improvvido personaggio: se stesso, lo scrittore che si dibatte tra i problemi grandi e piccoli della redazione del suo libro, si domanda se e come può dire una certa cosa, corregge o giustifica un dettaglio che gli sembra abusivo, ci confida i continui sforzi, non sempre fruttuosi, che fa per evitare che la verità si colori d'invenzione e la storia fatalmente assuma l'aspetto di un romanzo. Con due conseguenze, entrambe negative: che la vicenda, frantumata in 257 paragrafi di dimensioni e toni molto disuguali, alterna vicende drammatiche a confidenze autobiografiche del tutto incongrue e lascia il romanzo in uno stato rapsodico, in un certo senso predefinitivo; e che, inserendoli in un contesto di così drammatica tensione, fa apparire futili gli affanni e i dubbi della scrittura narrativa, gli stessi che, dalla Ricerca del tempo perduto a I falsari, hanno dato vita un secolo fa a quella grande stagione in cui i romanzi raccontavano, anche e soprattutto, il loro farsi.

Le informazioni nella sezione "Su questo libro" possono far riferimento a edizioni diverse di questo titolo.

  • EditoreEinaudi
  • Data di pubblicazione2014
  • ISBN 10 8806220241
  • ISBN 13 9788806220242
  • RilegaturaCopertina flessibile
  • LinguaItaliano
  • Numero di pagine346

(nessuna copia disponibile)

Cerca:



Inserisci un desiderata

Non riesci a trovare il libro che stai cercando? Continueremo a cercarlo per te. Se uno dei nostri librai lo aggiunge ad AbeBooks, ti invieremo una notifica!

Inserisci un desiderata

Altre edizioni note dello stesso titolo

9788834608463: HHhH

Edizione in evidenza

ISBN 10:  8834608461 ISBN 13:  9788834608463
Casa editrice: La nave di Teseo, 2022
Brossura