Jim B. Tucker, psichiatra infantile attualmente a capo delle ricerche, illustra i risultati delle sue indagini al grande pubblico. "Il bambino che visse due volte" rappresenta una pietra miliare grazie alla sua capacità di porre in discussione e cambiare la nostra conoscenza della vita e della morte. I bambini che ricordano un'esistenza passata in genere cominciano a parlarne spontaneamente all'età di due o tre anni. Alcuni descrivono nei dettagli la vita di un famigliare defunto, altri quella di uno sconosciuto. Possono nominare i membri della loro dlla "vecchia" famiglia, raccontare episodi legati all'infanzia già vissuta, o addirittura risalire al momento della loro morte. Spesso mostrano un grande coinvolgimento emotivo quando riportano alla luce questi ricordi, al punto da implorare, fra le lacrime, di essere ricondotti dai parenti di un tempo. In numerosi casi i genitori li accompagnano nei luoghi descritti: qui i piccoli, messi alla prova dai testimoni, dimostrano di riconoscere gli oggetti, i famigliari e gli amici dell'individuo che affermano di essere stati. Molti presentano anche "segni di nascita": difetti fisici corrispondenti alle ferite riportate dalla persona defunta. Tucker racconta i risultati di un'indagine condotta in tutto il mondo su 2500 di questi bambini "speciali".
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I ricordi infantili e il mistero di vite precedenti
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