Quando da Königsberg parte alla volta di Marburgo per frequentare l'università, Hannah Arendt ha diciotto anni, la fronte alta e lo sguardo radioso, che brilla d'intelligenza. A Marburgo insegna un docente che ha quasi il doppio della sua età, Martin Heidegger, le cui lezioni richiamano allievi e uditori da tutta la Germania; ascoltando questo "segreto monarca della filosofia", come lo definirà lei, "forse è possibile imparare a pensare", perché "il pensiero ha ripreso a vivere". Siamo nel semestre invernale del 1924. Tra i due è un colpo di fulmine. Nasce così, durante un seminario sul Sofista di Platone, una relazione fatta di "passioni inesprimibili a parole" e di pensieri filosofici destinati a confrontarsi, con brusche interruzioni e timidi riavvicinamenti, per mezzo secolo, fino alla morte improvvisa di lei. Martin e Hannah si separano una prima volta nel 1926, ma le loro strade prendono direzioni opposte nel 1933 con l'ascesa del nazismo. Una relazione lunga tutta una vita: non solo una storia di eventi, ma la storia dello sviluppo parallelo di due "cammini di pensiero" che Antonia Grunenberg ricostruisce per la prima volta, passo dopo passo.
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