Sin dal suo debutto professionale, avvenuto alla seconda metà degli anni sessanta, la critica internazionale ha riservato costanti attenzioni al lavoro di Livio Vacchini (Locarno, 1933). Come spiega Roberto Masiero nel lungo saggio introduttivo, le opere di Vacchini si sono segnalate per la loro autonomia e originalità, all'interno - ma non solo - del panorama ristretto dell'architettura ticinese caratterizzata da un linguaggio intransigente e coeso che pur non lascia dubbi sulla lezione appresa dai massimi maestri dell'architettura contemporanea, da Mies van der Rohe a Le Corbusier, a Kahn. Come organicamente illustrato nel volume attraverso un ricco corpus di disegni e fotografie, il valore delle opere più importanti che Vacchini ha realizzato sta in qualche modo nell'"inattualità" della coerenza che le anima, necessariamente lontana dalle leggerezze che giungono dal mondo dell'architettura contemporanea.
Le informazioni nella sezione "Riassunto" possono far riferimento a edizioni diverse di questo titolo.
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