Il primo caso per Cormoran Strike in questo romanzo di esordio di Robert Galbraith, pseudonimo di J.K. Rowling, autrice della serie di Harry Potter e de "Il seggio vacante". Londra. È notte fonda quando Lula Landry, leggendaria e capricciosa top model, precipita dal balcone del suo lussuoso attico a Mayfair sul marciapiede innevato. La polizia archivia il caso come suicidio, ma il fratello della modella non può crederci. Decide di affidarsi a un investigatore privato e un caso del destino lo conduce all'ufficio di Cormoran Strike. Veterano della guerra in Afghanistan, dove ha perso una gamba, Strike riesce a malapena a guadagnarsi da vivere come detective. Per lui, scaricato dalla fidanzata e senza più un tetto, questo nuovo caso significa sopravvivenza, qualche debito in meno, la mente occupata. Ci si butta a capofitto, ma indizio dopo indizio, la verità si svela a caro prezzo in tutta la sua terribile portata e lo trascina sempre più a fondo nel mondo scintillante e spietato della vittima, sempre più vicino al pericolo che l'ha schiacciata. Un page turner tra le cui pagine è facile perdersi, tenuti per mano da personaggi che si stagliano con nettezza. Ed è ancora più facile abbandonarsi al fascino ammaliante di Londra, che dal chiasso di Soho, al lusso di Mayfair, ai gremiti pub dell'East End, si rivela protagonista assoluta, ipnotica e ricca di seduzioni.
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La Rowling si sdoppia e uccide la top model
Mario Baudino, Tuttolibri - La Stampa
I segnali, a posteriori, non mancano: ora che sappiamo tutto sull’autrice del Richiamo del cuculo, apparso in origine come opera di uno sconosciuto Robert Galbraith, non è difficile scorgere nel nome del protagonista, Cormoran Strike, una vaga atmosfera alla Harry Potter. Ci si può esercitare in arditi parallelismi, ad esempio rilevando che i personaggi principali sono a vario titolo orfani, o che non manca una certa predilezione per i pub e le arcate vittoriane. A voler strafare, anche l’uso degli aggettivi ricorda qualcosa. Ma sono t ragionamenti a posteriori che non valgono nulla, dopo la rivelazione che questo giallo di ottima fattura - ora tradotto per Salani - è opera di JK Rowling (stesse iniziali di JK Galbraith, il noto economista, per chi ama i messaggi in codice).
Nessuno aveva avuto sospetti, quando il libro uscì in Inghilterra accolto da buone recensioni e vendite modeste. Poi ci fu un tweet galeotto, che mise sulla pista giusta due giornalisti del Times. Si notò che l’editore era lo stesso, l’agente pure, arrivarono le conferme prime vaghe poi definitive, col conseguente decollo in classifica. Questa la versione ufficiale. JK Rowling si è pubblicamente dispiaciuta di essere stata smascherata così presto, e ha spiegato di aver scelto lo pseudonimo per godere di una libertà assoluta, come scrittrice e come personaggio: forse, ma non l’ha detto, anche per verificare ancora una volta come nulla crei più successo del successo.
Già prima di lei, Doris Lessing mandò un libro, firmandolo con uno pseudonimo, al suo abituale editore, e venne rifiutata. Solo dopo aver rivelato la propria identità pubblicò quel Diario di Jane Somers che è uno dei suoi romanzi migliori. Anche JK Rowling, sotto le spoglie di Galbraith, pare abbia ricevuto un cortese rifiuto - ma da un altro editore. Il fittizio autore aveva anche una biografia fittizia, che gli attribuiva un passato nell’intelligence militare. E il romanzo poteva sembrare vagamente autobiografico, visto che il protagonista, l’investigatore privato Cormoran Strike, ha trascorsi analoghi. E’ un omone molto peloso di 34 anni (ma ne dimostra di più) cui sono saltati via piede e polpaccio in Afghanistan, che ha lasciato l’esercito e arranca sulla sua protesi nella Londra di Gordon Brown primo ministro (quindi fra il 2007 e il 2010) verso la rovina definitiva.
La donna che ama e presso cui lussuosamente viveva lo ha messo alla porta, è indebitatissimo, dorme in ufficio, si lava in piscina e sperimenta come sia difficile, nel campo degli affari, «fare affidamento sul passaparola quando la tua unica cliente (come diceva sempre lei stessa, singhiozzando al telefono) non aveva amici». Volendo, la sua situazione ricorda quella di JK Rowling al tempo in cui cominciò a scrivere Harry Potter, emarginata e disperata, tormentata dai ricordi di una passata felicità. Volendo, ci sono, nelle epigrafi in latino alle varie sezioni del romanzo, citazioni da Boezio o da Virgilio che darebbero a pensare. Ma, volendo troppo, si finisce coll’andare un po’ lontano. Atteniamoci al personaggio: Cormoran è un eroe alla Marlowe, sfortunato e col fisico hard boiled; non mena però le mani. Il carattere inclina alla cupezza, i metodi e l’intelligenza richiamano la tradizione britannica della detection classica, in particolare Lord Peter Wimsey, personaggio non da poco di Dorothy Sayers.
Wimsey è gioviale e altezzoso fino all’antipatia, ma se lo può permettere, essendo milionario nella Londra degli Anni Venti. Strike, dal punto di vista mentale, funziona allo stesso modo. E ha come di dovere una spalla molto ben caratterizzata: Robin, geniale segretaria temporanea che ha sempre sognato gialli e detective. Robin è il pettirosso. Il cuculo (ispirato a una poesia di Christina Rossetti) è Lula, bellissima modella di smisurato successo ed agitata esistenza, abbandonata da una madre bianca che l’ha concepito con un padre nero, poi adottata da una ricca famiglia. E, quando comincia l’azione, appena precipitata dal balcone in una notte di neve.
Pare un suicidio, ma il fratello (adottivo anche lui) sostiene di non crederci e ingaggia il detective. Il resto non va anticipato: sono oltre 500 pagine di trascinante lettura, nel mondo dello show-business fra orribili paparazzi (la Rowling deve saperne qualcosa), giornali che intercettano le telefonate, poliziotti come d’obbligo un po’ ottusi, famiglie in apparenza inappuntabili che nascondono grovigli di serpi, locali notturni, stilisti, negozi d’abbigliamento dove lo pseudo Galbraith, sebbene reduce da una dura e austera vita militare, dimostra una conoscenza capillare della moda femminile nelle sue declinazioni più sofisticate.
La vera perla narrativa non è lui, ma la segretaria: e proprio il loro rapporto disegna, narrazione nella narrazione, qualcosa che non ha molto a vedere col genere giallo, semmai col rosa sofisticato. La Rowling dimostra di aver studiato, e di trattare il primo con grande abilità ma in modo sostanzialmente freddo (il meccanismo, come tutte le detection perfette, tiene un po’ a quel che Mario Praz definì sessant’anni fa una sciarada). Per quanto riguarda il secondo, chiamatelo pure chick-lit, dà il meglio di sé. Peccato per qualche scelta discutibile - e qualche sciatteria - di traduzione. Diceva un raffinato giallista come John Dunning, anzi lo faceva dire al suo protagonista in La morte sa leggere: «Non c’è niente di male a scrivere gialli, se lo si fa sufficientemente bene». In questo caso, benissimo.
Robert Galbraith è uno pseudonimo di J.K. Rowling, autrice della serie di Harry Potter e del Seggio Vacante.
“Robert Galbraith ha scritto un libro estremamente godibile con un protagonista affascinante, Cormoran Strike, che rivedremo di certo in altri romanzi. Lo stile è incalzante e pieno di suspense. Per di più, Strike e la sua assistente Robin sono una squadra che il lettore sarà ansioso di ritrovare all’opera”. The New York Times
“Il richiamo del cuculo è la dimostrazione che la grande fiction ha sempre un tocco di magia”. Usa Today
“Raramente emerge un investigatore privato in grado di catturare con forza l’immaginazione. Eccolo: Robert Galbraith ha un tocco da maestro nel descrivere Londra e farci innamorare di un nuovo eroe”. Daily Mail
“Il richiamo del cuculo è un grande libro? La risposta è semplice. Sì. È straordinario”. Chicago Tribune
“Un romanzo scintillante ambientato nel mondo spregiudicato di stilisti e modelle”. The Times
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