Nel 1875 fu rinvenuto, a una trentina di miglia al largo della città di Sciacca, in Sicilia, un banco di corallo diverso da quello locale e di uno strano colore arancio. Il corallo risultava come accatastato in spazi molto ristretti sul fondale marino. In breve la notizia si sparse e furono moltissimi i pescatori di corallo professionisti, in primis quelli di Torre del Greco, ad accorrere in zona. Esaurito il primo banco se ne rinvenne un secondo e, quindi, un terzo, per complessive 14 mila tonnellate estratte in oltre venti anni. Fu dato incarico agli scienziati più affermati del momento di studiare la situazione e verificare l'impatto ambientale di una simile "pesca". La risposta fu sempre la stessa: si trattava di corallo "morto", impossibilitato, quindi, a riprodursi e si trovava lì a causa della presenza del vicino vulcano dell'isola Ferdinandea, la famosa "isola che non c'è". Nessuno si chiese perché mai ce ne fosse tanto nello stesso luogo, né come fosse possibile che un materiale organico, quale il corallo, si conservasse a dispetto di temperature così alte. Nessuno, fino ad oggi.
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con approfondimenti tecnici di Margherita Superchi. L'autore, Giuseppe Rajola, proprietario di un'importante azienda produttrice di gioielli di Torre del Greco, presidente dell'Associazione Produttori Corallo e Cammei, è considerato uno dei massimi esperti del settore, data la sua passione per la biologia del corallo. Il volume, diviso in 11 capitoli, contiene lo studio della storia del corallo e Torre del Greco, dagli inizi della lavorazione del corallo, alle vicende dell' Unità d'Italia, passando al culto dell'Immacolata e il voto dei torresi del 1861, fino al codice corallino. A questi capitoli segue la parte più interessante del libro, quella dedicata allo studio del corallo di Sciacca e alla ricerca scientifica su di esso effettuata da Margherita Superchi. Il corallo di Sciacca, fu rinvenuto nel 1875, da allora iniziò una versa e propria corsa all'oro, furono infatti pescate circa 14 milioni di kg di corallo.Per il suo colore arancio vivo particolare il corallo di Sciacca fu ed è ancora oggi molto molto usato dagli artigiani e dalle aziende orafe di Torre del Greco. L'autore dopo aver raccontato leggende, storia e curiosità di questo materiale prezioso, pubblica l'analisi del corallo di Sciacca effettuata da Margherita Superchi, in cui s [edizioni scientifiche e artistiche-2012] nuovo brossura illustrata 21,5 x 17,5, 259 pp. con ill. a colori e in b/n nt e ft [9788895430355]
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Destinazione, tempi e costiDa: Librightbooks, Portici, NA, Italia
copertina morbida. Condizione: buone. NEL 1875 FU RINVENUTO, A UNA TRENTINA DI MIGLIA AL LARGO DELLA CITTÀ DI SCIACCA, IN SICILIA, UN BANCO DI CORALLO DIVERSO DA QUELLO LOCALE E DI UNO STRANO COLORE ARANCIO. IL CORALLO RISULTAVA COME ACCATASTATO IN SPAZI MOLTO RISTRETTI SUL FONDALE MARINO. IN BREVE LA NOTIZIA SI SPARSE E FURONO MOLTISSIMI I PESCATORI DI CORALLO PROFESSIONISTI, IN PRIMIS QUELLI DI TORRE DEL GRECO, AD ACCORRERE IN ZONA. ESAURITO IL PRIMO BANCO SE NE RINVENNE UN SECONDO E, QUINDI, UN TERZO, PER COMPLESSIVE 14 MILA TONNELLATE ESTRATTE IN OLTRE VENTI ANNI. FU DATO INCARICO AGLI SCIENZIATI PIÙ AFFERMATI DEL MOMENTO DI STUDIARE LA SITUAZIONE E VERIFICARE L'IMPATTO AMBIENTALE DI UNA SIMILE "PESCA". LA RISPOSTA FU SEMPRE LA STESSA: SI TRATTAVA DI CORALLO "MORTO", IMPOSSIBILITATO, QUINDI, A RIPRODURSI E SI TROVAVA LÌ A CAUSA DELLA PRESENZA DEL VICINO VULCANO DELL'ISOLA FERDINANDEA, LA FAMOSA "ISOLA CHE NON C'È". NESSUNO SI CHIESE PERCHÉ MAI CE NE FOSSE TANTO NELLO STESSO LUOGO, NÉ COME FOSSE POSSIBILE CHE UN MATERIALE ORGANICO, QUALE IL CORALLO, SI CONSERVASSE A DISPETTO DI TEMPERATURE COSÌ ALTE. NESSUNO, FINO AD OGGI. Codice articolo L90808OC
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