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Milano, Edizioni futuriste di Poesia (Stab. tip. Taveggia), 1915 [ca. maggio], Edizione originale. Viviani, poeta e scrittore toscano, fu uno dei protagonisti della stagione avanguardista fiorentina del caffè "Giubbe Rosse"; nei tardi anni trenta si riavvicinò a Marinetti e al futurismo, diventandone uno dei primi storici e curandone la memoria nel secondo dopoguerra. Molto significativa la data della dedica, da quel Forte dei Marmi dove Carrà prese a trascorrere ampi tratti della sua vita nel corso degli anni Trenta, in una villa fatta appositamente costruire nel quartiere di Roma Imperiale. Vergata nel 1936, quando l artista aveva da tempo abbandonato le sue origini futuriste, ma si riteneva evidentemente ancora legato ad esse. Esemplare in più che buone condizioni, quasi ottime: piuttosto fresco, con alcune fioriture alle pagine interne e un restauro perfettamente eseguito a rinforzare il dorso e le cerniere; «8° migliaio» stampato in testa alla quarta di copertina. Libro fondante del primo futurismo, «Guerrapittura» è un riuscito pastiche di: - saggio militante alla maniera futurista, ovverosia quello stile lapidario ed apodittico, violento piuttosto che argomentativo, lanciato da Marinetti nei primi manifesti ed enormemente diffusosi in quel clima interventista che precedette la prima guerra mondiale (clima di cui il libro di Carrà è naturalmente piena espressione). «Guerrapittura», data la lunghezza del testo, ricorda particolarmente da vicino il «Fotodinamismo» di Anton Giulio Bragaglia, pubblicato poco prima (1913); - antologia selezionata delle opere, riprodotte in un apposito inserto su carta patinata comprendente dodici tavole; - raccolta di componimenti paroliberi molto riusciti, elaborata sulla scia dello «Zang tumb tuuum» marinettiano, appena pubblicato (1914). Non c è quasi pagina che lasci indifferenti. A culmine, in chiusura di volume, sono riproposti due dei più particolari manifesti futuristi: il «Programma politico futurista» stampato in verticale su doppia pagina; la «Sintesi futurista della guerra», stampata su apposito foglio ripiegato. La «Sintesi», straordinario esempio di manifesto parolibero dove l argomentazione è resa in forma grafica rinunciando all argomentazione razionale per puntare tutto sull evidenza pittorico-visiva dei concetti espressi, inventa un topos assai frequentato dalle avanguardie storiche internazionali: quello del cuneo che attacca il cerchio. -- «Guerrapittura» è anzitutto la risposta di Carrà al «Dinamismo plastico» di Umberto Boccioni, voluminoso saggio uscito al principio del 1914, con il quale il capo dei pittori futuristi aveva per primo fissato su carta, e firmato a suo nome, i principi dell arte futurista. Carrà non l aveva presa proprio benissimo: « … buona parte delle idee concrete ch egli ha sull arte le deve a me … quattro anni fa egli amava più Klimt che Renoir in pittura amava i preraffaelliti e non capiva affatto i grandi impressionisti e nemmeno i post Matisse e Picasso. Credeva fermamente che Rodin fosse molto più grande di Rosso» (lettera a Gino Severini, 11 marzo 1914). E qualche mese dopo, sempre scrivendo a Severini, il più colto e francese tra i pittori futuristi, Carrà colpiva con maggior precisione: « … il libro di Boccioni … è a mio parere falso nel suo fondamento e superficiale dal punto di vista pittorico … il substrato religioso e filosofico del libro a me ripugna profondamente» (lettera del 3 giugno 14, cit. come la precedente da Archivi del futurismo, I, p. 317 e 339). Tuttavia, nel febbraio 1914 era uscito un libro destinato a cambiare completamente l orizzonte del futurismo, un libro con il quale tutti i futuristi avrebbero dovuto confrontarsi: «Zang tumb tuuum» di Marinetti. Con «Guerrapittura,» dunque, Carrà non risponde direttamente a Boccioni; si appropria, invece, di un campo nel quale per il momento solo lui e non a caso Severini sono campioni: quello del "quadro parolibero". «La tipografia insolita delle parole in libertà influenzava. Codice articolo 01108
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