Riguardo questo articolo
Dettagliatissima incisione in rame su carta spessa e non retroscritta Estratta da prestigiosa opera del 1851. .incisione che ha quindi oltre 163 anni! Presente qualche imbrunitura del passare del tempo. Leopoldo II d'Asburgo-Lorena Granduca di Toscana Leopoldo II d'Asburgo-Lorena (Vienna, 5 maggio 1747 - Vienna, 1º marzo 1792) fu Granduca di Toscana con il nome di (Pietro) Leopoldo I di Toscana dal 1765 al 1790 e imperatore del Sacro Romano Impero e re d'Ungheria e Boemia dal 1790 al 1792. Nono dei 16 figli di Maria Teresa d'Asburgo e dell'imperatore Francesco I di Lorena, era il secondo maschio per cui, come dai patti dinastici stabiliti dopo l'estinzione della famiglia Medici, ottenne la corona di Toscana, che era separata e indipendente da quella d'Austria, sebbene, ovviamente, alleata. A differenza del suo predecessore, il primo granduca di Toscana degli Asburgo-Lorena Francesco Stefano, egli si stabilì a Firenze e iniziò con zelo un programma di riforma ad ampio raggio, facendo di uno stato marginale nel contesto delle potenze europee un paese moderno e all'avanguardia sotto molti aspetti. Fu un chiaro esempio di "sovrano illuminato" e le sue riforme si contraddistinsero per una propensione agli scopi pratici più che a quelli teorici. Nella sua opera riformatrice si avvalse di importanti funzionari come Giulio Rucellai, Pompeo Neri, Francesco Maria Gianni, Angelo Tavanti. Il granduca avviò una politica liberista raccogliendo l'appello di Sallustio Antonio Bandini del quale fece pubblicare l'inedito Discorso sulla Maremma, promuovendo la bonifica delle aree paludose nella Maremma e nella Val di Chiana e favorendo lo sviluppo dell'Accademia dei Georgofili. Introdusse la libertà nel commercio dei grani abolendo i vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole ma l'avvenimento capitale fu, dopo tanti secoli, la liquidazione delle corporazioni di origine medievale, ostacolo principale per un'evoluzione economica e sociale dell'attività industriale. Introdusse poi la nuova tariffa doganale del 1781, in base alla quale vennero aboliti tutti i divieti assoluti, che furono sostituiti da dazi protettivi, tenuti, del resto, a un livello molto basso in confronto a quelli allora in vigore. La trasformazione del sistema fiscale fu da Pietro Leopoldo intrapresa fin dai suoi primi anni di regno e nel 1769 venne abolito l'appalto generale e iniziata la riscossione diretta delle imposte. Esitante si rivelò invece il sovrano fra la politica di Tavanti, che fino al 1781 attraverso il catasto, intendeva prendere la proprietà fondiaria come termine di misura per l'imposizione fiscale e, dopo la morte di Tavanti, nel 1781, quella di Francesco Maria Gianni, suo maggiore collaboratore dal quel momento, che concepiva un piano di eliminazione del debito pubblico attraverso la vendita dei diritti fiscali che lo stato aveva sulla terra dei sudditi. Si sarebbe poi passati a un sistema fondato esclusivamente sull'imposizione indiretta; operazione questa che, iniziata nel 1788, non era ultimata nel 1790quando Leopoldo divenne imperatore. Riformò certi aspetti della legislazione toscana ma il suo maggior progetto, la redazione di un nuovocodice, che Pompeo Neri avrebbe dovuto realizzare, non giunse a termine per la morte del Neri stesso, mentre i progetti di costituzione non ebbero seguito a causa della sua partenza per Vienna. In campo ecclesiastico Pietro Leopoldo si ispirò ai principi del giurisdizionalismo, sopprimendo iconventi e abolendo i vincoli di manomorta. Inoltre la Toscana si volse religiosamente verso ilGiansenismo, rappresentato dal vescovo di Pistoia Scipione de Ricci, tanto che il granduca gli fece organizzare un sinodo a Pistoia nel 1786 per riformare l'organizzazione ecclesiastica toscana secondo i principi giansenisti. Il programma uscito da questo sinodo, riassunto in 57 punti e frutto dell'intesa con Pietro Leopoldo, interessava gli aspetti patrimoniali e culturali e affermava l'autonomia delle Chiese locali rispe. Codice articolo 314135262651
Contatta il venditore
Segnala questo articolo